Una nuova normativa getta nel panico i contribuenti. Sarà permesso il pignoramento automatico dello stipendio in caso di debiti.
Siete tra i cittadini che devono preoccuparsi per la nuova severa norma sul pignoramento che scatta in automatico? Alcuni debitori fanno bene a temere le conseguenze di un mancato pagamento, non avranno più scampo.

Accumulare debiti è il più grosso errore che si possa compiere perché prima o poi si andrà incontro a conseguenze gravi. Dopo ripetuti inviti al pagamento non ascoltati scatterà l’esecuzione forzata con il pignoramento dei beni del debitore per poter risarcire il creditore. Avere i beni pignorati significa non poterli utilizzare e attenderne la vendita tramite asta giudiziaria per permettere al creditore di recuperare la cifra spettante.
Qualora dai beni venduti venissero ricavati guadagni superiori allora la parte eccedente verrebbe restituita all’inadempiente. Bisogna sapere che non tutti i beni sono pignorabili. Ad esempio sono impignorabili gli album di foto, il letto, il tavolo, le fedi nuziali, le sedie, gli armadi, i vestiti e tutti i beni commestibili e combustibili indispensabili per un mese al mantenimento del debitore. Anche la prima casa non si può pignorare in caso di debiti con il Fisco. Lo stipendio, invece, è pignorabile nella misura di 1/5 dell’importo netto mensile.
Scatta il pignoramento automatico dello stipendio
La Legge di Bilancio 2025 ha introdotto la trattenuta sullo stipendio dei dipendenti pubblici che hanno contratto debito con il Fisco. La nuova norma riguarda esclusivamente gli statali con retribuzioni oltre i 2.500 euro e debiti sopra i 5 mila euro. Le nuove disposizioni scatteranno dal 2026. L’obiettivo del Governo è aumentare le entrate erariali e garantire una maggiore equità fiscale.

Dal prossimo anno, dunque, i dipendenti pubblici che superano determinati limiti reddituali potranno incorrere nell’interruzione del versamento della retribuzione o di altre indennità previste da contratto. Con stipendi sopra i 2.500 euro sarà possibile bloccare le somme dovute attingendo alla retribuzione o altre indennità percepite dal lavoratore, incluse quelle legate ad una causa di licenziamento. Tutto questo solo se il debito con il Fisco supera i 5 mila euro. La normativa va ad affiancare le altre direttive sul pignoramento dello stipendio, non le sostituisce ma le completa.
Lo Stato si prepara a recuperare molte somme di denaro considerando che ad oggi circa 250 mila impiegati pubblici risultano debitori e 30 mila hanno incassi mensili di importo medio pari a 3.500 euro. La trattenuta concessa all’Agenzia delle Entrate-Riscossione sarà di un settimo della retribuzione mensile per tutta la durata necessaria affinché il debito venga estinto.
Sulle somme una tantum – ad esempio la tredicesima – la riduzione a copertura del debito sarà del 10%. Dato che la normativa entrerà in vigore solo nel 2026, i dipendenti pubblici debitori hanno modo e tempo di regolarizzare la loro posizione fiscale versando quanto dovuto o chiedendo la rateizzazione del pagamento.