Ci sono novità riguardanti la pensione anticipata nel 2025 per una particolare categoria di lavoratori. Scopriamole per evitare brutte sorprese.
Attendere i 67 anni per andare in pensione è un traguardo lontano per molti lavoratori, soprattutto per chi svolge attività pesanti dal punto di vista fisico o mentale. Loro desiderio è quello di anticipare l’uscita dal mondo del lavoro.

Lo scopo della vita è arrivare ad avere una pensione soddisfacente per poter vivere gli anni post-lavoro serenamente, dedicandosi alle proprie passioni, allo svago e alla famiglia. Non sembra un desiderio così impossibile da realizzare, in fondo non si chiede nulla di eccessivo. Eppure per tanti lavoratori la realtà sarà ben diversa a causa di un assegno troppo basso per vivere con dignità. Lottare per far quadrare i conti a fine mese e dover continuare a fare rinunce che non fanno godere gli anni della vecchiaia.
Si è parlato spesso e si continua a parlare delle pensioni minime a 1.000 euro. Per ora l’importo ha superato i 600 euro ma alzare ancora di più l’asticella sembra, al momento, una missione complicata. Prima di pensare alla vita da pensionati, però, bisogna capire come andare in pensione. Chi ha avuto una lunga carriera lavorativa e uno stipendio medio potrà scegliere tra diversi scivoli di pensionamento anticipato oltre alla pensione di vecchiaia. Per i dipendenti pubblici ci sono delle novità da conoscere.
La pensione anticipata per i dipendenti pubblici nel 2025
Il Decreto PA ha imposto delle nuove regole per i dipendenti pubblici. Nel biennio 2025/2026 le Pubbliche Amministrazioni potranno “regalare” massimo due anni ai lavoratori per anticipare il pensionamento. Nello specifico le Amministrazione avranno la facoltà di risolvere il rapporto con il dipendente a condizione che questo si trovi a massimo due anni dall’età pensionabile – quindi abbia minimo 65 anni – e abbia già maturato i requisiti contributivi per accedere alla pensione di vecchiaia – 20 anni di contribuzione – per la prima decorrenza utile.

Le PA potranno applicare questa risoluzione al 15% dei dipendenti che soddisfano i requisiti. La scelta dipenderà dalle esigenze organizzative e non potrà riguardare magistrati, professori universitari e responsabili di strutture complesse del Servizio Sanitario Nazionale. Tra le Amministrazioni coinvolte quello dello Stato, le Regioni, Province e Comuni, gli istituti autonomi per le case popolari.
Si tratta, dunque, di una soluzione di pensione anticipata che va ad aggiungersi a Quota 103, Opzione Donna e alla pensione anticipata ordinaria (42 anni e dieci mesi di contributi, un anno in meno per le donne). Ricordiamo che non vige più l’obbligo di pensionamento a 65 anni per i dipendenti pubblici e che i lavoratori possono restare in servizio anche fino a 70 anni in determinati casi.