C’è una Legge che arriva in aiuto dei debitori quando sono schiacciati dal peso del sovraindebitamento. Vediamo quale via di uscita offre.
Accumulare debiti significa avvicinarsi ad un punto di non ritorno soprattutto se le entrate con cui ripagare i creditori si fanno sempre più esigue. Diventa necessario, dunque, liberarsi di questi debiti. Come si può fare?

Il debito consiste in una somma di denaro o un bene che una persona deve corrispondere ad un altro soggetto, definito creditore, entro un dato periodo. Il pagamento può avvenire a rate oppure in un’unica soluzione, l’importante è che venga estinto prima della scadenza. In caso contrario il creditore potrà rivalersi sul debitore ed esigere quanto spettante arrivando all’espropriazione forzata dei beni (pignoramento) al fine di recuperare ciò che proprio diritto.
In Italia si stima una percentuale di famiglie indebitate del 26% mentre il 37% ha difficoltà a coprire le spese fisse correndo il rischio di incorrere in debiti. Mutui, prestiti, multe, bollette, spesso la situazione diventa insostenibile considerando anche l’alto costo della vita e gli stipendi non sufficienti. Quando poi i debiti si accumulano su più fronti l’interessato si può sentire rinchiuso in una gabbia da cui non trova una via di uscita. Non sono rari i casi di persone che si sono tolte la vita per i troppi debiti accumulati. Ecco perché esiste una Legge chiamata “legge salva suicidi” che fa riferimento proprio al sovraindebitamento.
Cosa stabilisce la Legge per il sovraindebitamento
La Legge numero 3 del 2012 è stata introdotta per salvare i debitori senza via di uscita. Oggi si trova nel Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza è propone una tutela per i cittadini che versano in grave difficoltà economica e non hanno accesso alle procedure concorsuali dedicate agli imprenditori come fallimento e concordato preventivo. Sono beneficiari della Legge per il sovraindebitamento anche i consumatori (ossia privati cittadini), imprenditori minori, professionisti e lavoratori autonomi, imprenditori agricoli, start up innovative e gli enti del terzo settore nonché le associazioni non riconosciute.

Requisito per ottenere l’accesso alla Legge è il persistere di una condizione di squilibrio tra obbligazioni e patrimonio liquidabile. Tale squilibrio dovrà rendere impossibile il corretto adempimento dei debiti. La situazione verrà valutata con criteri oggettivi dall’Organismo di Composizione della Crisi. La richiesta sarà rifiutata se il debitore ha dolorosamente aggravato l’esposizione debitoria tramite operazioni simulatorie, condotte errate o distrazione di beni.
Inoltre bisognerà dimostrare di non superare i limiti dimensionali previsti per le aziende fallibili ossia l’attivo patrimoniale entro 300 mila euro nei tre esercizi antecedenti alla domanda, sotto i 200 mila euro di ricavi lori annuali e debiti inferiori a 500 mila euro. Tra le strade ammesse dalla Legge il Piano del Consumatore con ristrutturazione del debito senza l’approvazione dei creditori, il Concordato minore per i piccoli imprenditori, la liquidazione controllata del patrimonio e l’esdebitazione del debitore incapiente quando il debitore non ha beni né redditi aggredibili. Questi i mezzi per salvarsi dal sovraindebitamento.