Milano,
fino alla fine degli anni sessanta simbolo dell'industria italiana, è
riuscita a trasformare il proprio sistema produttivo seguendo le nuove
tendenze, senza particolari fratture. Sul suo territorio sono rimaste le
tracce e i "resti materiali" dell'industrializzazione: aree
dismesse, spesso di notevoli dimensioni, già riconvertite a nuove
funzioni o in trasformazione, comparti e manufatti edilizi di valore
architettonico da comprendere nel campo disciplinare dell'archeologia industriale.
Nuove
"tribù di creativi", artisti, stilisti, designer, architetti,
famosi ed emergenti, sono stati attratti dagli spazi industriali,
funzionali e congruenti alle loro attese estetiche: grandi volumi con
diretti riferimenti all'età della macchina, materiali semplici come il
mattone e il ferro, molta luce proveniente da immense finestre e
lucernari. Avviatosi in maniera anche spontanea, il processo ha
consentito a volte la riqualificazione di aree che non sono state
"travolte", rispetto ad altre zone di Milano, da una crescita
disomogenea, ma si sono conservate come "oasi" di integrità
urbana.
Come è
successo al quartiere di Soho a Londra, e a quelli di Soho e di Chelsea
a New York, ai Kreis 4 e 5 di Zurigo.
E' il
caso dell'area compresa tra il Naviglio Grande e via Solari, oggetto
specifico della pubblicazione, interessata di recente da questa
tipologia di trasformazione: la zona, molto vicina al centro, ha
conservato in un contesto abbastanza unico memorie storiche dell'età
agraria, del tessuto urbano ottocentesco, del successivo periodo
industriale, con le fabbriche e le residenze per gli operai.
In
seguito alla chiusura o al trasferimento delle attività produttive, la
zona diventa uno degli episodi urbani più singolari, nel panorama milanese
ed internazionale.
Le
fabbriche dismesse si trasformano in laboratori, studi, scuole e
showroom, attraendo nuove attività e dando un nuovo carattere e una
nuova immagine alla zona. Oggi, infatti, l'area "via Savona - via
Tortona e dintorni" è caratterizzata dalla compresenza di
residenze, di funzioni produttive tradizionali e di funzioni innovative,
legate alla cultura, alla comunicazione e all'immagine, all'interno di
spazi valorizzati dall'intervento di operatori e progettisti che qui hanno sperimentato con successo nuovi modi di abitare e lavorare. Questo
mix può essere occasione di interessanti riflessioni da un punto di
vista urbanistico ed edilizio, e non solo. Non è raro trovare artisti,
modelle, operai che trascorrono fianco a fianco la loro pausa pranzo
nelle tradizionali latterie e trattorie del quartiere.
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